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"È questo un libro che nella impeccabile compostezza della scrittura, nell'equilibrio della lingua e della forma, senza ricorso alcuno a effetti speciali o sottolineature enfatiche, riesce a coinvolgerci anche emotivamente. Emilia Barbato osserva il vento che passa tra le foglie creando una musica e una serie fittissima, a tratti misteriosa di corrispondenze interne a un mondo, quello di cui ci parla, con tanta sensibile delicatezza. Una poesia, la sua, dove entrano oggetti minimi (la camicia, il piumone, la tovaglia, "le povere cose: l'inizio / di una sedia, qualche foglio, / un quarzo rosa, / due miserabili candele,") e figure della realtà quotidiana, ma anche del mito e della poesia o del cinema. Appare, ma quasi tenuto in ombra, un personaggio, in un habitat urbano di cui Emilia Barbato accenna svariate presenze".